Dissezione aortica acuta di tipo B: importanza del dolore e dell’ipertensione refrattari
Nei pazienti con dissezione aortica acuta di tipo B, la presenza di dolore ricorrente o refrattario e/o ipertensione refrattaria alla terapia medica, è talvolta usata come indicazione per un trattamento invasivo.
Il Registro IRAD ( International Registry of Acute Aortic Dissection ) è stato utilizzato per studiare l'impatto del dolore refrattario e/o dell’ipertensione refrattaria sugli esiti della dissezione aortica acuta di tipo B.
Complessivamente, 365 pazienti affetti da dissezione aortica acuta di tipo B non-complicata, arruolati nel registro IRAD dal 1996 al 2004, sono stati classificati in due gruppi in base al profilo di rischio.
Sono stati confrontati i pazienti con dolore ricorrente e/o refrattario o ipertensione refrattaria ( gruppo I, n=69 ), e i pazienti senza complicazioni cliniche al momento della presentazione ( gruppo II, n=296 ).
I pazienti ad alto rischio con complicanze classiche sono stati esclusi da questa analisi.
La mortalità ospedaliera globale è stata del 6.5% ed è risultata superiore nel gruppo I rispetto al gruppo II ( 17.4% versus 4.0%; p=0.0003 ).
La mortalità ospedaliera dopo il trattamento medico è stata significativamente maggiore nel gruppo I rispetto al gruppo II ( 35.6% versus 1.5%; p=0.0003 ).
I tassi di mortalità dopo intervento chirurgico ( 20% versus 28%; p=0.74 ) o trattamento endovascolare ( 3.7% versus 9.1%; p=0.50 ) non sono risultati significativamente differenti tra gruppo I e gruppo II, rispettivamente.
Un modello di regressione logistica multivariata ha confermato che il dolore ricorrente e/o refrattario o l’ipertensione refrattaria sono stati predittori di mortalità ospedaliera ( odds ratio, OR=3.31; p=0.041 ).
In conclusione, il dolore ricorrente e l'ipertensione refrattaria sono apparsi come segni clinici associati a un aumento della mortalità ospedaliera, in particolare quando sono trattati a livello medico.
Queste osservazioni suggeriscono che l’intervento aortico, così come un approccio endovascolare, può essere indicato in questo gruppo di pazienti a rischio intermedio. ( Xagena2010 )
Trimarchi S et al, Circulation 2010; 122: 1283-1289
Cardio2010